La coltivazione in fuori suolo è una pratica utilizzata in ambiente protetto allo scopo finale di:
- Aumentare le produzioni
- Sfruttare al massimo la superficie e ridurre i tempi di lavoro
- Risparmiare acqua, fertilizzanti e macchinari mantenendo l’obiettivo finale di produzione
- Risparmiare e rendere efficiente la manodopera
- Lavorare e ottenere risultati in modo preciso
- Utilizzare in modo efficiente tutte le risorse disponibili.

Il fuori suolo rappresenta una soluzione alternativa laddove il suolo non è adatto alla coltivazione (es. problemi di salinità, problemi di drenaggio e di diffusione di malattie e patogeni). Infatti tale tecnica prevede la coltivazione al di fuori del suolo utilizzando un substrato di ancoraggio/crescita alternativo che può essere di tipo minerale o organico. Il substrato minerale è inerte, non degrada ed è chimicamente inattivo. L'effetto tampone e la capacità di scambio cationico sono molto basse e non essendoci materiale organico non si sviluppa attività microbica. All'interno di questo substrato i cambiamenti delle condizioni chimiche sono repentini ed è necessario un continuo controllo e gestione della fertilizzazione e del''irrigazione. In questo gruppo rientrano la perlite, la lana di roccia e argilla espansa. Esistono anche altri substrati come pomice, vermiculite e tufo che sono considerati minerali ma non inerti quindi con una capacità di assorbire e rilasciare nutrienti e con una moderato effetto tampone. D'alta parte i substrati organici sono coinvolti direttamente nei processi di nutrizione, hanno alta ritenzione idrica e quindi un elevato effetto tampone. All'interno di questo substrato i cambiamenti delle condizioni chimiche sono poco repentini e quindi non richiedono un continuo controllo e gestione della fertilizzazione e dell'irrigazione. In questo gruppo troviamo fibra di cocco, lolla di riso, compost e altre misture di materiale organico.
In un sistema fuori suolo il rifornimento idrico e minerale può avvenire in maniere parziale o completa tramite soluzione nutritiva a seconda del substrato che viene utilizzato.
I vantaggi di coltivare in fuori suolo sono rappresentati in primo luogo dall'aspetto produttivo sia in termini di quantità che di qualità. Ci sono però altri vantaggi di tipo gestionale e ambientale quali la possibilità di recuperare acqua con riduzione dei costi, la possibilità di coltivare in modo continuo e in tutti gli ambienti nonché il fatto che non c'è alcun bisogno di effettuare trattamenti fitosanitari, di sterilizzazione o fumigazione.
Tuttavia quando si adotta tale tecnica è importante ricordare che a differenza della coltivazione su suolo si ha basso volume radicale, ovvero bassa capacità di stoccaggio dei nutrienti, mancanza o limitato effetto tampone del suolo con cambiamenti repentini del valore del pH. Inoltre è necessario il controllo degli elementi presenti in traccia, della salinità e della qualità dell’acqua. Infine un sistema di questo tipo comporta sempre un alto investimento iniziale.
In generale quindi si può affermare che la coltivazione in fuori suolo necessità: conoscenza, esperienza, controllo e monitoraggio, scelte oculate sul tipo di substrato in base alle proprietà fisiche e chimiche e scelta sul tipo di contenitore da adottare (panetto o vaso) a seconda della coltura.
NaanDanJain per quanto riguarda l'irrigazione della colture fuori suolo offre due soluzioni all'avanguardia che soddisfano a pieno i requisiti di massima efficienza.